The Floating Piers _ Christo and Jeanne-Claude @ Lago d'Iseo
12:34
Di The Foating Piers se n'è parlato tanto e i curiosi che affollavano il piccolo centro di Sulzano e le stradine di Monte Isola erano numerosi. Nell'aria si respiravano l'attesa e lo stupore quando apparivano alla vista le migliaia di metri di tessuto arancio cangiante. L'adesione è stata collettiva, vivace e soddisfatta, cosa purtroppo rara per un evento di d'arte contemporanea.
Se non c'erano dubbi che sarebbe stato uno degli eventi artistici dell'anno, mi domando invece se Christo avesse immaginato le code per accedere, i treni bloccati in stazione e soprattutto la passerella invasa da una pletorica quantità di persone a rendere inconsistente ogni possibile rapporto con il contesto; me lo chiedo perché nei mesi scorsi avevo immaginato un tipo di fruizione completamente diversa in cui fosse possibile trovarsi non dico soli, ma con poche altre persone realmente interessate a godere di questo rapporto privilegiato con il lago e quella sensazione di essere sospesi sulla superficie dell'acqua, di star appunto camminando sull'acqua.
Così mentre sono in fila per accedere alla passerella mi stupisco della comitiva di ottantenni partiti all'alba da Lucca dopo aver sentito la notizia al telegiornale e mi infastidisco per i rumorosi gruppi armati di selfie-stick che sgomitano per guadagnare qualche metro, ma poi ricordo l'intento dell'artista bulgaro: "i Floating Piers sono un estensione della strada e appartengono ad ognuno” e intuisco che l’obiettivo di realizzare un opera pubblica è pienamente raggiunto, non solo per la mancanza di biglietti, inaugurazioni, prenotazioni o proprietari, ma proprio per la capacità attrattiva di questa installazione sul pubblico, che è venuto quanto mai variegato per farne esperienza. Resta però il dubbio di come spiegare alle vecchiette in parte a me che non è quel Cristo a farle camminare sulle acque del lago...
Se non c'erano dubbi che sarebbe stato uno degli eventi artistici dell'anno, mi domando invece se Christo avesse immaginato le code per accedere, i treni bloccati in stazione e soprattutto la passerella invasa da una pletorica quantità di persone a rendere inconsistente ogni possibile rapporto con il contesto; me lo chiedo perché nei mesi scorsi avevo immaginato un tipo di fruizione completamente diversa in cui fosse possibile trovarsi non dico soli, ma con poche altre persone realmente interessate a godere di questo rapporto privilegiato con il lago e quella sensazione di essere sospesi sulla superficie dell'acqua, di star appunto camminando sull'acqua.
Così mentre sono in fila per accedere alla passerella mi stupisco della comitiva di ottantenni partiti all'alba da Lucca dopo aver sentito la notizia al telegiornale e mi infastidisco per i rumorosi gruppi armati di selfie-stick che sgomitano per guadagnare qualche metro, ma poi ricordo l'intento dell'artista bulgaro: "i Floating Piers sono un estensione della strada e appartengono ad ognuno” e intuisco che l’obiettivo di realizzare un opera pubblica è pienamente raggiunto, non solo per la mancanza di biglietti, inaugurazioni, prenotazioni o proprietari, ma proprio per la capacità attrattiva di questa installazione sul pubblico, che è venuto quanto mai variegato per farne esperienza. Resta però il dubbio di come spiegare alle vecchiette in parte a me che non è quel Cristo a farle camminare sulle acque del lago...
L'iniziale divertimento di camminare su questa passerella colorata che si muove con le onde del lago, diventa arte nel momento in cui è la partenza per un viaggio, uno spunto per riflessioni individuali. Così come il poter attraversare distanze normalmente non calpestabili in modo naturale e per questo "straordinario", permette ad ognuno di divagare sull’effettiva occasione del ritrovarsi in quel posto e in quel determinato momento. Se ciò non avviene allora tutto si riduce veramente ad una sagra di paese.
E a fine giornata avrei voluto ritrovarla la vecchietta che era in fila in coda con me la mattina e chiederle, dimenticate le lunghe attese, il viaggio, la disorganizzazione, le informazioni poco chiare, la pioggia, cosa avesse lasciato a lei questa esperienza.
E a fine giornata avrei voluto ritrovarla la vecchietta che era in fila in coda con me la mattina e chiederle, dimenticate le lunghe attese, il viaggio, la disorganizzazione, le informazioni poco chiare, la pioggia, cosa avesse lasciato a lei questa esperienza.
Io porto a casa la sensazione che sul Lago d'Iseo la vera opera d'arte fosse fatta non dalla struttura galleggiante dei 220.000 cubi di polietilene e 100.000 metri quadri di tessuto arancione iridescente che cambia di intensità al cambiare del sole, ma di una materia effimera capace di mutare idee e percezioni. La capacità di Christo e Jeanne-Claude è stata infatti quella di generare un luogo, una superficie che per quanto utopica e temporanea è pur sempre un luogo percorribile dove prima non c’era, che ha trasformato un paesaggio e ne ha modificato l’uso.
La dimostrazione che basta un segno anche temporaneo, una passeggiata, dei nuovi punti di vista, a creare una rinnovata relazione tra cose che già esistono, a farci vedere il paesaggio con occhi diversi, a farci scoprire le potenzialità di ciò che già abbiamo.
0 commenti