Reporting from the front _ 15° Biennale di Architettura di Venezia

15:46


“Contro gli eccessi, la pertinenza”. Questo il messaggio che resta alla fine di due giornate tra i padiglioni dei Giardini e l'Arsenale di Venezia. 
Con Reporting From the Front l'architetto cileno Alejandro Aravena, curatore della 15a edizione della Biennale di Architettura, decide infatti di cambiare il punto di vista dopo i Fundamentals di Rem Koolhaas. Di innalzarlo per permettere un'indagine che comprenda un orizzonte più vasto.
Partendo dalla convinzione che il progresso dell’architettura abbia un valore solo quando si pone come strumento per migliorare della qualità della vita, Aravena decide di puntare l'attenzione sulle questioni globali per le quali questa disciplina possa in qualche modo dare delle risposte: dalla carenza di alloggi alle migrazioni, dalle diseguaglianze sociali e le periferie delle metropoli all’inquinamento e la partecipazione delle comunità. "Esempi di sintesi delle diverse dimensioni, dove il pragmatico si intreccia con l’esistenziale, l’attinenza con l’audacia, la creatività con il buon senso".

I partecipanti nazionali sono incoraggiati ad esplorare questi temi nei loro padiglioni, ciò che ne risulta è un'interessante raccolta di esempi di un’architettura nuovamente calata nei territori. Non tanto, o non solo, per riprenderne forme, materiali e stili costruttivi, ma soprattutto per affrontarne i problemi della vita quotidiana. 

Di seguito una selezione dei padiglioni che hanno meglio interpretato questo tema.


Padiglione della Gran Bretagna con Home Economics
Le nuove esigenze economiche e sociali hanno messo da tempo in discussione la tradizionale idea di casa. Questo padiglione affronta, in modo intuitivo ed efficace, la relazione tra spazio domestico e i tempi di permanenza dei suoi abitanti: cinque spazi abitativi in scala 1:1 rappresentano modelli della casa ad ore, giorni, mesi, anni, e infine decenni. Ogni sezione è introdotta da una frase che guida il visitatore e racchiude l’idea essenziale del modello abitativo di riferimento, curato da un gruppo progettuale diverso.


Making Heimat. Germany, Arrival Country: Padiglione Germania
Le spesse pareti esterne dell'austero padiglione tedesco sono state in parte demolite per aprirne lo spazio verso l’esterno. Un cambiamento architettonico che rappresenta la scelta fatta dalla Germania  nel 2015 di aprire le proprie frontiere ai rifugiati. All'interno campeggiano slogan che sviscerano la nuova realtà e una mostra che prova a immaginare il futuro prossimo delle città tedesche, a partire dall’idea di “Arrival City”, ovvero i quartieri che ospitano i nuovi immigrati, tra fermenti piccolo-imprenditoriali e solidarietà inter-etniche. 

Padiglione francese con Nouvelles richesses
Ventidue progetti per rivalutare l’architettura del “quotidiano di qualità” e mostrare come zone ordinarie e difficili siano il territorio ideale per fare emergere nuove ricchezze a fronte di un impegno civile dell’architetto. Progetti esemplari, che riassumono la tendenza in corso in Francia di mirare a realizzare progetti d’architettura e interventi urbani in economia, attraverso l’impiego di risorse locali, non convenzionali. Azioni concrete dove, ad esempio, gli abitanti stessi assumo un ruolo fondamentale nel processo progettuale e dove imprese locali, associazioni, istituzioni e scuole di architettura divengo artefici di nuovi luoghi dell’abitare. Una messa in luce di opere silenziose che troppo spesso restano nell'anonimato. 

Padiglione spagnolo con Unfinished
Premiato con il Leone d'Oro, il padiglione spagnolo espone, tra strutture metalliche che richiamano al tema del non-finito, una serie di edifici rimasti incompiuti a causa della crisi finanziaria del 2008 che ha colpito il paese iberico più duramente di altri in Europa. Le foto dei progetti incompiuti diventano però occasione per mostrare come 55 di questi  abbiano recentemente trovato nuova vita attraverso l’applicazione di idee meno costose ma non per questo meno ambiziose.

Padiglione Belgio con Bravoure
Celebrazione del saper fare fiammingo che ha radici lontane ma non per questo è la nouvelle vague dell’architettura come specifica Jan De Vylder, uno dei curatori, tuttalpiù la dimostrazione di come nelle Fiandre è ancora possibile, nonostante le risorse siano sempre più scarse, fare un’ottima architettura. Per mostrarlo porta ai Giardini tredici progetti di altrettanti studi fiamminghi, esposti sotto forma di trittico: una replica in scala reale di un dettaglio significativo, una fotografia che ritrae quel frammento nel contesto dell’edificio e un’immagine che rilegge quel frammento. Entusiasmo, personalità, immaginazione, esecuzioni impeccabili sono evidenti in ognuno di essi. Interventi pubblici e privati mostrano come la maestria elevi la qualità artigianale a un livello eccellente.

Art of Many and the Right to Space: Padiglione della Danimarca
Una wunderkammer di modelli di architettura, affollata e densa, che vuole porsi come indagine a tutto campo dell’architettura contemporanea in Danimarca. 130 modelli di architettura per altrettanti progetti, molti dei quali riguardano il social housing, edifici pubblici e spazi urbani, selezionati dai curatori per la loro capacità di rappresentare le relazioni fra l’architettura contemporanea e i bisogni della società. Affianco ai modelli degli studi già affermati – come BIG, COBE, 3XN, CF Møller e Henning Larsen Architects, sono democraticamente esposti quelli degli architetti emergenti.

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