How will we live together? _ 17° Biennale di Architettura

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How will we live together? è la domanda che pone la 17° Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, curata da Hashim Sarkis. Quesito ampio, difficile e quanto mai attuale, specialmente dopo l'anno in cui i nostri stili di vita sono radicalmente cambiati, a cui il curatore cerca di dare risposta intersecando l'architettura con altri tre macro tematiche: Among Diverse Beings, As New Households, As Emerging Communities.


I tre filoni si snodano nelle sale delle Corderie all'Arsenale in un percorso lineare e interessante ricco di interpretazioni -dalle più simboliche e suggestive a quelle più pratiche- e un allestimento che segue cinque scale di grandezza: l’individuo, le abitazioni, le comunità, il territorio e il pianeta.
Il discorso assume una scala più ampia al Padiglione Centrale dei Giardini, con Across Borders e As One Planet che riguardano l’ambiente e la nostra presenza sul Pianeta. Qui i contributi pescano da altre discipline come arte e scienza, con l'intento di restituire rilevamenti, banche dati, statistiche attraverso il linguaggio asciutto del dato.

Tra le 61 partecipazioni nazionali dislocate all'interno dei Padiglioni ai Giardini all’Arsenale e nel centro storico di Venezia, sono molte quelle che ragionano su l’architettura come chiave per nuove forme di associazione tra le Nazioni, mettendo al centro il tema del confine e del suo attraversamento, sia esso fisico o culturale. 


Il Padiglione della Svizzera con Experiences on the Border, curata da Fabrice Aragno, Mounir Ayoub, Vanessa Lacaille, Pierre Szczepski presenta lavoro di censimento e restituzione di una realtà di confine sviluppato con gli abitanti delle regioni di confine in Svizzera, Francia, Germania, Austria, Italia, Liechtenstein, Iraq, Iran, Afghanistan ed Eritrea, che ha portato a immaginare, descrivere e modellare il territorio e un progetto potenziale per esso.

 

Fading Borders, al Padiglione della Romania, curato da Irina Meliță e Ștefan Simion, un lavoro che porta alla luce il complesso rapporto tra Migrazione e Città presentando un'inchiesta giornalistica sulla vita dei migranti rumeni all'interno di varie comunità locali europee e una ricerca sulle varie forme di declino delle città rumene. 


Giappone e USA, ricostruendo letteralmente due case in legno dentro e intorno ai propri padiglioni, mettendo in luce come sia possibile attraversare i confini culturali per mezzo dell'architettura e  condividere la propria eredità tecnica e costruttiva.


Lavora sul confine tra pubblico e privato il Padiglione della Gran Bretagna con The Garden of Privatized Delights.  Una indagine sulle possibilità di uso dei sempre più numerosi spazi pubblici privatizzati in un’ottica di uguaglianza sociale. L’istallazione, che riproduce una serie di spazi immersivi, dal centro giovanile, al giardino, al pub, alla piazza, riflette sul ruolo degli architetti nel ripensare questi luoghi. 



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